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Elena Tione Presidente VULVODINIA.INFO ONLUS

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Presidio Sensibile Invisibile organizzato da "Non Una Di Meno" | ROMA 23 ottobre 2021 Clicca10

Anche quest'anno non dimenticarti delle oltre 4 milioni di italiane che soffrono di vulvodinia!
Il tuo 5 per Mille per 1 donna su 7 Codice Fiscale  97 82 56 90 585



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Presidio Sensibile Invisibile organizzato da "Non Una Di Meno" | ROMA 23 ottobre 2021 Empty Presidio Sensibile Invisibile organizzato da "Non Una Di Meno" | ROMA 23 ottobre 2021

Mer 13 Ott 2021, 11:13
Presidio "Sensibile Invisibile" organizzato da "Non Una Di Meno"

su ROMA https://www.facebook.com/events/900352124241682/


RASSEGNA STAMPA https://www.change.org/p/unafirmaperlavulvodinia/u/29763564


VulvodiniaPuntoinfo INFOrma! Rassegna Stampa Presidio Sensibile Invisibile:
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/21_ottobre_24/patologie-femminili-servizio-sanitario-riconosca-0763dd88-343f-11ec-93a1-3d25dcfcc17e.shtml

https://video.repubblica.it/edizione/roma/patologie-delle-donne-al-presidio-di-non-una-di-meno-giorgia-soleri-il-dolore-non-viene-creduto/399662/400372?videorepmobile=1
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-grido-silenzioso-della-vulvodinia_it_617292ece4b010d9330fac6e
https://www.dinamopress.it/news/contro-la-medicina-patriarcale-vulvodinia-ed-endometriosi-piazze-di-nudm-in-tutta-italia/
Si ringraziano le redazioni: Corriere della Sera Roma,  la Repubblica, Huffington Post, DinamoPress
nonché NON UNA DI MENO e ognun* di voi! Grazie per le vostre adesioni, per la firma della petizione https://www.change.org/p/unafirmaperlavulvodinia/
- dài, stiamo arrivando al tetto minimo di 15.000!! Fate girare!

PRESIDIO SENSIBILE-INVISIBILE
Giornata di mobilitazione nazionale per il riconoscimento di vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e dolore pelvico


Il 23 ottobre Non Una Di Meno vi invita a scendere in piazza per il riconoscimento di vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e dolore pelvico, malattie diverse tra loro che hanno in comune il fatto di colpire prevalentemente le persone assegnate femmine alla nascita (AFAB). Nonostante la loro diffusione, sono accomunate da un ritardo diagnostico tra i 5 e 7 anni e questo è dovuto alla mancanza di formazione del personale medico e agli scarsi finanziamenti alla ricerca. Ma anche a un sistema medico che costantemente sottovaluta il dolore delle donne e delle persone AFAB, giudicandolo normale, e che sminuisce i sintomi, ritenendoli unicamente psichici. Anche quando queste malattie vengono diagnosticate, i problemi non finiscono: il Servizio Sanitario Nazionale non le riconosce e, per quelle riconosciute, le tutele sono quasi inesistenti. 



Chi soffre di queste sindromi e patologie passa anni a sentirsi colpevolizzatə, ignoratə e derisə e a subire violenze da chi invece dovrebbe offrire cure. Siamo di fronte, per l'ennesima volta, ad una forma di violenza istituzionale agita sui corpi delle donne e delle persone AFAB. Non è un caso: ciò deriva da una cultura e da una tradizione medica patriarcale che reprime la nostra sessualità e la conoscenza del nostro corpo, che considera solo la funzione riproduttiva delle donne, e, ancora, che ci accusa di problemi psicologici per ogni nostro dolore.


Nessun diritto nella storia è stato mai regalato: vi chiediamo di partecipare il 23 ottobre per sostenerci e aiutarci a prenderci quanto ci spetta, pretendendo il riconoscimento di queste patologie e la costruzione di nuove tutele per chi ne soffre, ma anche modificando le strutture culturali e socio-politiche che ancora ci opprimono e che incidono sulle nostre possibilità di autodeterminazione, facendoci sentire sempre erroneamente “sbagliatə”.  


Il problema non siamo noi, i nostri corpi e le nostre malattie, ma l'assenza di diritti e tutele, di sostegno economico e cure da parte dello Stato e del Servizio Sanitario Nazionale. Vogliamo che il mondo cambi! Che in esso ci sia spazio per malattie e vulnerabilità, che sono componenti intrinseche della vita. Vogliamo il tempo per prenderci cura di noi e un sistema che si curi di noi.

Non vogliamo più essere invisibilə e per questo il 23 ottobre porteremo in piazza le nostre storie e le nostre rivendicazioni!

Per informazioni su tutte le città che hanno aderito> https://www.facebook.com/events/303907714844146/ 



https://www.instagram.com/p/CU7gM8XttiV/?utm_medium=copy_link


Dal nostro post https://www.instagram.com/vulvodiniapuntoinfo_onlus/


Il giorno 23 ottobre 2021 a ROMA il presidio si svolge
 dalle ore 15.00 in Piazza dell'Esquilino 
vi aspettiamo!  friend







:x: “Sono solo dolori mestruali”, “Ma è possibile che tu stia sempre male?!”, “È solo una cistite”, “Sei troppo sensibile”, “È stress”, “Fra un po’ ti passa, vedrai”, “Somatizzi troppo”: per anni ci siamo sentit* ripetere da medici, familiari e amici frasi di questo tipo, compromettendo la nostra salute fisica e mentale e facendoci sentire sol* e incompres*.
Per malattie diverse - vulvodinia, fibromialgia, endometriosi, neuropatia del pudendo, dolore pelvico - viviamo esperienze simili di colpevolizzazione, invisibilizzazione del nostro dolore e ritardo diagnostico: il problema quindi è medico, sociale e politico, non è affatto nella nostra testa!

:name_badge: Siamo stanch* di non essere credute, siamo stanch* di dover girare tantissime strutture prima di incontrare personale formato ed in grado di fare una diagnosi e impostare un piano terapeutico, siamo stanch* di non essere adeguatamente curat*, siamo provat* dopo anni di malattia, siamo spaventat* per le centinaia di euro al mese che dobbiamo spendere per cure non riconosciute dal Servizio Sanitario nazionale, siamo stanch* di non avere alcuna tutela nello studio e nel lavoro, siamo stuf* di non esistere per lo stato e per la società!

:fire::fire: È arrivato il momento di renderci visibili nello spazio pubblico e di prendere parola collettivamente per chiedere che venga garantito a pieno il nostro diritto alla salute e alle cure! Per questo Non Una Di Meno (NUDM), su proposta di tante persone che vivono quotidianamente l’esperienza di queste malattie invalidanti, si fa promotrice di una mobilitazione per rendere visibile ciò che oggi è invisibile.

:loudspeaker: Insieme e con creatività porteremo in piazza le difficoltà quotidiane delle persone che vivono queste patologie sconosciute, costruiremo reti di solidarietà e non lasceremo che qualcun* si senta ancora sol* e sbagliat*. La nostra sofferenza non sarà più silenziosa e invisibile!

Le azioni saranno anche virtuali per permettere a chi non sta bene di partecipare.

pill Inizia a raccogliere tutte le scatole di carta dei prodotti (farmaci, integratori, dispositivi medici) necessari per le tue cure: li useremo per mettere in scena, sia in piazza, che sui social, tutti i costi che dobbiamo sostenere!


:closed_book: Perché una mobilitazione di Non Una di Meno su questo tema?
Siamo di fronte, per l'ennesima volta, ad una forma di violenza istituzionale agita sui corpi delle donne.
Non è un caso che a non essere riconosciuto e a subire un altissimo ritardo diagnostico sia proprio il dolore che colpisce per la maggior parte donne e persone con vulva e vagina: ciò deriva da una cultura che sopprime la nostra sessualità e la conoscenza del nostro corpo, che considera la ginecologia solo a scopo riproduttivo e che ancora ci accusa di problemi psicologici per ogni nostro dolore. Retaggio culturale di una tradizione medica patriarcale che ci ha definite prima “isteriche” e “pazze”, nel corso dell’Ottocento, e poi “frigide” nel Novecento, compromettendo il nostro diritto alla salute fisica e psicologica.
Nessun diritto nella storia è stato mai regalato: dobbiamo partecipare e impegnarci dal basso per prenderci quanto ci spetta, pretendendo il riconoscimento di queste patologie e la costruzione di nuove tutele per chi ne soffre, ma anche modificando le strutture culturali e socio-politiche che ancora ci opprimono, che incidono sulle nostre possibilità di autodeterminazione, che costruiscono le rigide norme alla base delle relazioni sessuali ed affettive e che ci fanno sentire erroneamente “sbagliat*”.

Vogliamo che il mondo cambi! Che in esso ci sia spazio per malattie e vulnerabilità, che sono componenti intrinseche della vita.
Ci ritroviamo insieme per rompere l’isolamento in cui alcun* di noi si sono rifugiat*. Abbiamo bisogno di aiuto e sostegno perché facciamo i conti ogni giorno con il dolore. Abbiamo diritto alla felicità, nonostante l’esperienza della malattia. Non ci identifichiamo con le nostre malattie, e anzi vogliamo riaffermare il valore delle nostre vite. L’assenza del Servizio Sanitario Nazionale e dello Stato ci ha rubato tempo prezioso, energie spendibili altrove, spazio mentale meglio impiegabile, e questo perché tutto ricade sulle nostre spalle: la ricerca di specialist*, i viaggi per raggiungerl*, il puzzle delle diagnosi e delle cure da mettere insieme in solitudine e autonomia perché non esiste un approccio integrato e multidisciplinare, il reperimenti dei soldi necessari a curarci o a convivere il meglio possibile con la malattia, ecc. ecc.
Vogliamo tempo per prenderci cura di noi e vogliamo un sistema che si curi di noi!

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