- Aida Blanchett
Elena Tione Presidente VULVODINIA.INFO ONLUS - Qualifica professionale :
Mind-Body Health Coach per donne con dolore pelvico
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Identità e depressione ❖ Vulvodinia.info
Ven 10 Dic 2010, 20:11
Identità e depressione
La discesa agli Inferi e [la] depressione
Identità-crisi di valori- depressione
Questi dati ci fanno riflettere:
• il 5% (circa 400milioni di persone) della popolazione mondiale soffre di patologie depressive
gravi;
• in Italia circa 6 milioni di persone sono colpite da depressione;
• il 50% dei colpiti non viene diagnosticato;
• l'incidenza della depressione in età infantile e adolescenziale è in continuo aumento;
• un aumento del 60% di vendite di farmaci antidepressivi (17 milioni di confezioni vendute dal
2003 al 2006);
• più del 500% il ricorso agli antidepressivi su bambini e adolescenti dal 2006 al 2008
Quante volte ci siamo trovati nella condizione di partecipare a una cerimonia, un incontro ufficiale di personaggi pubblici o un party aziendale e ci siamo sentiti come in un teatrino di marionette o di burattini stereotipati che cercano di mostrare una falsa identità? E quante volte noi stessi ci siamo sentiti manichini vestiti dalla necessità di ricalcare modelli di vita e di incontro falsi e non rispondenti al nostro profondo (e forse sconosciuto) reale bisogno di essere? Fa parte del gioco. La conseguenza del gioco è che spesso diventiamo estranei a noi stessi. Il comportamento collettivo della nostra epoca ha reso la superficialità uno stile di vita.
L'ossessione del raggiungimento di un traguardo sociale crea ansia e quando il traguardo è raggiunto, spesso, si entra in crisi. Ciò che più manca è la spontaneità e la creatività, le stesse che avevamo da bambini e da innamorati, quando il giudizio imperante non condizionava la nostra vita. A un vortice di vita così frenetico, come altresì fatuo, si può reagire con la tristezza, la perdita di interessi e di piacere, il lasciarsi andare e tutti gli altri sintomi che stigmatizzano la gravità della patologia depressiva.
Depressione simbolicamente rappresentata da Saturno, dio della mitologia, raffigurato da una immagine di un uomo spesso giovane d'età ma vecchio nell'animo, chiuso, ricurvo per un fardello di cose inutili a cui è legato. Ma la depressione non deve essere considerata solo come una malattia che, nei casi più gravi, va necessariamente curata con i farmaci, oltre che con una psicoterapia, ma anche e soprattutto come un segnale di rivolta a un disagio esistenziale, come una reazione che cerca di impedirci di essere quello che siamo e quindi come una base dura e dolorosa da cui ripartire per ritrovare la vera identità.
Una pillola talvolta serve solo a placare il malessere ma può essere controproducente perché rischia di curare il sintomo ma di non arrivare alla causa e quindi al cambiamento necessario. Più volte su articoli pubblicati su questo sito (Guarire è cambiare, Energia e volonta1 e 2, Psicopatologia della normalità, ecc) ho sottolineato l'importanza di imparare a controllare la mente con la volontà, a dirigere i pensieri positivamente. Ma nella patologia depressiva è proprio la volontà come strumento cognitivo a essere deficitaria. Il pensiero positivo a cui mi riferisco non ha nulla a che fare con le tecniche new age che esortano a dirti cose belle davanti allo specchio, ogni mattina, stampandoti un sorriso in faccia. Questo è negare il dolore, nasconderlo ed è assolutamente dannoso per la psiche [non so nega affatto né il dolore né l'emozione a esso associata, invece! NdR]. Il pensiero positivo può nascere dolo dopo aver attraversato il pantano immobilizzante dei dolori cristallizati a cui tutto il nostro essere sembra abituarsi fino all'assuefazione.
Freud chiamava questa insana tendenza della psiche coazione a ripetere, cioè la tendenza a ripetere sempre gli stessi errori nella medesima modalità. Un autolesionismo congenito per Freud, una continua, instancabile ricerca della via giusta secondo Jung. Io preferisco vedere la coazione a ripetere come una vitale spinta inconscia a non arrendersi [? non sono molto d'accordo! NdR]. Prima o poi si arriva al punto in cui ci si accorge di girare in tondo, si chiede aiuto e si attua un cambiamento [si può giungere a rendersene conto - ed è il I passo verso il cambiamento - , ma si spesso si persevera nella coazione nel 99% dei casi. Ci vuole un aiuto specifico NdR] Questo è un processo faticoso e richiede del tempo. Il tempo è fondamentale. Non forzare i tempi è fondamentale. E l'aiuto di un Virgilio che assista in modo competente, rassicurante e amorevole la discesa agli inferi, che rappresentano le nostre parti profonde e sconosciute, è altrettanto importante, essenziale. Dopo aver attraversato il guado la rinascita è possibile, per tutti.
Valeria Marracino - Psicoterapeuta
[ Fonte ]La discesa agli Inferi e [la] depressione
Identità-crisi di valori- depressione
Questi dati ci fanno riflettere:
• il 5% (circa 400milioni di persone) della popolazione mondiale soffre di patologie depressive
gravi;
• in Italia circa 6 milioni di persone sono colpite da depressione;
• il 50% dei colpiti non viene diagnosticato;
• l'incidenza della depressione in età infantile e adolescenziale è in continuo aumento;
• un aumento del 60% di vendite di farmaci antidepressivi (17 milioni di confezioni vendute dal
2003 al 2006);
• più del 500% il ricorso agli antidepressivi su bambini e adolescenti dal 2006 al 2008
Quante volte ci siamo trovati nella condizione di partecipare a una cerimonia, un incontro ufficiale di personaggi pubblici o un party aziendale e ci siamo sentiti come in un teatrino di marionette o di burattini stereotipati che cercano di mostrare una falsa identità? E quante volte noi stessi ci siamo sentiti manichini vestiti dalla necessità di ricalcare modelli di vita e di incontro falsi e non rispondenti al nostro profondo (e forse sconosciuto) reale bisogno di essere? Fa parte del gioco. La conseguenza del gioco è che spesso diventiamo estranei a noi stessi. Il comportamento collettivo della nostra epoca ha reso la superficialità uno stile di vita.
L'ossessione del raggiungimento di un traguardo sociale crea ansia e quando il traguardo è raggiunto, spesso, si entra in crisi. Ciò che più manca è la spontaneità e la creatività, le stesse che avevamo da bambini e da innamorati, quando il giudizio imperante non condizionava la nostra vita. A un vortice di vita così frenetico, come altresì fatuo, si può reagire con la tristezza, la perdita di interessi e di piacere, il lasciarsi andare e tutti gli altri sintomi che stigmatizzano la gravità della patologia depressiva.
Depressione simbolicamente rappresentata da Saturno, dio della mitologia, raffigurato da una immagine di un uomo spesso giovane d'età ma vecchio nell'animo, chiuso, ricurvo per un fardello di cose inutili a cui è legato. Ma la depressione non deve essere considerata solo come una malattia che, nei casi più gravi, va necessariamente curata con i farmaci, oltre che con una psicoterapia, ma anche e soprattutto come un segnale di rivolta a un disagio esistenziale, come una reazione che cerca di impedirci di essere quello che siamo e quindi come una base dura e dolorosa da cui ripartire per ritrovare la vera identità.
Una pillola talvolta serve solo a placare il malessere ma può essere controproducente perché rischia di curare il sintomo ma di non arrivare alla causa e quindi al cambiamento necessario. Più volte su articoli pubblicati su questo sito (Guarire è cambiare, Energia e volonta1 e 2, Psicopatologia della normalità, ecc) ho sottolineato l'importanza di imparare a controllare la mente con la volontà, a dirigere i pensieri positivamente. Ma nella patologia depressiva è proprio la volontà come strumento cognitivo a essere deficitaria. Il pensiero positivo a cui mi riferisco non ha nulla a che fare con le tecniche new age che esortano a dirti cose belle davanti allo specchio, ogni mattina, stampandoti un sorriso in faccia. Questo è negare il dolore, nasconderlo ed è assolutamente dannoso per la psiche [non so nega affatto né il dolore né l'emozione a esso associata, invece! NdR]. Il pensiero positivo può nascere dolo dopo aver attraversato il pantano immobilizzante dei dolori cristallizati a cui tutto il nostro essere sembra abituarsi fino all'assuefazione.
Freud chiamava questa insana tendenza della psiche coazione a ripetere, cioè la tendenza a ripetere sempre gli stessi errori nella medesima modalità. Un autolesionismo congenito per Freud, una continua, instancabile ricerca della via giusta secondo Jung. Io preferisco vedere la coazione a ripetere come una vitale spinta inconscia a non arrendersi [? non sono molto d'accordo! NdR]. Prima o poi si arriva al punto in cui ci si accorge di girare in tondo, si chiede aiuto e si attua un cambiamento [si può giungere a rendersene conto - ed è il I passo verso il cambiamento - , ma si spesso si persevera nella coazione nel 99% dei casi. Ci vuole un aiuto specifico NdR] Questo è un processo faticoso e richiede del tempo. Il tempo è fondamentale. Non forzare i tempi è fondamentale. E l'aiuto di un Virgilio che assista in modo competente, rassicurante e amorevole la discesa agli inferi, che rappresentano le nostre parti profonde e sconosciute, è altrettanto importante, essenziale. Dopo aver attraversato il guado la rinascita è possibile, per tutti.
Valeria Marracino - Psicoterapeuta
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